BACK TO SCHOOL: L’IMPATTO DEI CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI SUL SISTEMA SCOLASTICO E IL RUOLO CENTRALE DI MENSE E TEMPO PIENO IN UN PAESE IN COSTANTE EVOLUZIONE

Con il ritorno tra i banchi di scuola e nelle aule universitarie si rendono ancor più evidenti gli effetti della trasformazione demografica e sociale in atto: meno studentesse e studenti, più eterogeneità culturale, nuovi stili di vita e nuove esigenze familiari.

Secondo quanto riportato dall’anteprima del white paper Evoluzione Demografica. Il futuro della società, dei servizi e della ristorazione collettiva, a cura della Prof.ssa Alessandra De Rose (Professoressa di Demografia presso La Sapienza – Università di Roma) per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT (che verrà presentato integralmente al Terzo Summit della Ristorazione Collettiva di ottobre), negli ultimi dieci anni le scuole italiane hanno perso quasi 700.000 iscritti. Le classi si stanno svuotando soprattutto nei primi cicli scolastici, con una riduzione del 21,4% nelle scuole dell’infanzia e del 14,5% nelle primarie. Nelle scuole secondarie di primo grado la diminuzione è stata meno drastica (-8,2%), mentre le scuole superiori hanno registrato un leggero incremento del 2% negli ultimi dieci anni, dovuto principalmente all’aumento di studenti provenienti da altri Paesi.

Il calo di alunne e alunni riguarda soprattutto le aree interne e le regioni del Sud Italia, dove si ricorre sempre più spesso a pluriclassi, o si assiste alla chiusura di interi plessi scolastici.

Eppure, mentre il numero di studentesse e studenti diminuisce, cresce l’importanza dei servizi in grado di rispondere ai nuovi bisogni di famiglie e giovani. In particolare, la mensa scolastica si conferma un ambiente educativo cruciale, in grado di promuovere abitudini alimentari sane, ridurre le disuguaglianze e favorire conciliazione vita-lavoro e coesione sociale.

Secondo i dati, infatti, si registra un aumento complessivo delle classi a tempo pieno (sul territorio nazionale il 40% del totale delle scuole primarie, + 5% dal 2015 a oggi) e della percentuale di alunne e alunni che utilizzano la mensa (media nazionale 55,2%), perfino laddove non è presente il tempo pieno (ma rientri pomeridiani). Quest’ultimo aspetto, in particolare, è rappresentativo dell’importanza data al servizio di ristorazione scolastica, anche in risposta ai cambiamenti culturali e sociali che vedono entrambi i genitori attivi nel mercato del lavoro. 

Tuttavia, la percentuale complessiva di alunni che utilizzano la mensa resta bassa (come detto il 55,2%) e con grandi differenze regionali, dovuta, nella maggior parte dei casi, alla mancanza dell’offerta di tempo pieno e del servizio di ristorazione nelle scuole italiane.

“Per CIRFOOD, la ristorazione nelle scuole e nelle università è nutrizione, educazione, socialità e, al contempo, prezioso osservatorio, fondamentale per comprendere i cambiamenti sociali, culturali ed economici che attraversano il nostro Paese”, dichiara Daniela Fabbi, Direttore Comunicazione e Marketing CIRFOOD. “Ogni giorno, attraverso i comportamenti legati al cibo, intercettiamo le reali necessità delle nuove generazioni e delle loro famiglie, per offrire servizi capaci di valorizzare sane abitudini alimentari e di rispondere alle differenze culturali supportando, in parallelo, scuole e università nella loro funzione formativa ed educativa, anche alla luce della continua evoluzione demografica”.

A cambiare, infatti, non è solo la quantità, ma anche la composizione della popolazione scolastica. Oggi alunne e alunni con cittadinanza non italiana sono oltre 880.000, pari al 12,2% del totale: questo aumento ha parzialmente attenuato il calo complessivo degli iscritti, ma ha anche evidenziato nuove sfide come integrazione, multiculturalità, accesso equo ai servizi, valorizzazione delle diversità, che portano anche nuove esigenze alimentari. Una proiezione di questi dati prevede che alunne e alunni provenienti da Paesi Esteri rappresenteranno nel 2045 il 15,5% del totale.  

In questo processo rimane e si rafforza il ruolo della ristorazione scolastica come fattore di socializzazione per i bambini e luogo per l’educazione al valore del cibo e alla salute. Inoltre, la multietnicità è e sarà una sfida non solo per la scuola, ma anche per i servizi di ristorazione, che devono conformare prodotti e modalità di preparazione a esigenze alimentari, sempre più diversificate.

Queste trasformazioni non si fermano alla scuola dell’obbligo, ma accompagnano le nuove generazioni anche nelle fasi successive del loro percorso formativo. Per comprendere meglio le esigenze emergenti, CIRFOOD ha ampliato lo sguardo anche al mondo universitario, attraverso l’indagine “La pausa pranzo degli studenti universitari”, condotta da IPSOS per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT[1].

Dallo studio emerge una fotografia interessante di chi si prepara a entrare nel mondo del lavoro: se da un lato il gusto (54%) e il risparmio (43%) restano determinanti nelle scelte alimentari, dall’altro cresce l’interesse per aspetti quali la salute (24%), la sostenibilità ambientale (16%), il benessere animale (15%) e l’etica dei prodotti (13%).

Questa nuova consapevolezza alimentare si riflette anche nei consumi: poke, piatti etnici, opzioni vegetariane trainano i gusti delle nuove generazioni (almeno 6 su 10), cui seguono cucina fusion e frullati. Al tempo stesso, resta forte il legame con la tradizione: il 34% della popolazione universitaria sceglie in base alla qualità Made in Italy, con una crescente attenzione per le tematiche legate a packaging sostenibile e filiera corta.

In merito ai luoghi di consumo, la scelta di locali, bar e ristoranti è guidata dal fattore prezzo (56%) e dalla vicinanza (33%).  Secondo la ricerca, inoltre, 2 studenti su 3 che frequentano università prive del servizio mensa dichiarano che la vorrebbero, per praticità (47%), minori costi (33%), velocità (31%) e perché si ridurrebbe lo stress legato alla preparazione del pranzo (28%). Chi ne usufruisce già afferma di apprezzare il servizio di mensa universitaria per la luminosità dei locali, la chiarezza del menu, l’attenzione alle intolleranze e allergie alimentari, la gentilezza del personale e le tempistiche di servizio. Ma soprattutto, l’indagine rivela che la pausa pranzo in mensa è apprezzata perché è occasione di convivialità (47%) e espressione di comodità nell’organizzazione della giornata (46%).

In ottica futura, inoltre, la ricerca indaga il ruolo della ristorazione aziendale nelle scelte lavorative: per 6 studenti intervistati su 10, la presenza del servizio di ristorazione aziendale rappresenta un fattore determinante nella scelta del posto di lavoro. 

Il white paper di Alessandra De Rose e la ricerca condotta da IPSOS, entrambi per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, confermano come la ristorazione collettiva, e nello specifico quella scolastica e universitaria, svolga un ruolo strategico. Non solo per garantire un pasto equilibrato, ma per contribuire all’educazione alimentare, alla salute e alla costruzione di ambienti scolastici e accademici sani, equi e inclusivi. In un Paese che cambia, infatti, servizi cruciali come quello della ristorazione si evolvono insieme alla società e alle abitudini di consumatrici e consumatori, rispondendo ai bisogni di tutte le generazioni, dai primi anni di vita fino all’età adulta.

Qui è possibile scaricare l’estratto sulla Ristorazione Scolastica del white paper “Il futuro della società, dei servizi e della ristorazione collettiva”. Il white paper completo verrà presentato il prossimo 27 ottobre al Terzo Summit della Ristorazione Collettiva, presso il CIRFOOD DISTRICT di Reggio Emilia.

Qui è possibile scaricare i dati della ricerca condotta da IPSOS per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT.


[1] La ricerca ha interessato 600 studenti e studentesse universitarie provenienti da tutta Italia, intervistati secondo metodologia CAWI